Storia del pane in epoca medievale.
La storia del pane subisce un cambiamento nel Medioevo, dal momento che nel IX e X sec. non era facile reperire la farina, perché i campi erano stati abbandonati durante le invasioni barbariche e non producevano raccolti sufficienti per sfamare la popolazione.
Soltanto nei conventi i monaci continuano a coltivare i cereali e la vite, mentre nei feudi, che a quell’epoca si diffondono in tutta Europa, i contadini che lavorano nelle terre del feudatario, ricevono una parte del raccolto.
Inoltre, sono obbligati a cuocere il pane nel forno del padrone.
Il pane del contadino è preparato con poca farina e molta crusca e spesso vengono utilizzati cereali meno pregiati, come il miglio.
Al castello, invece, la realtà è ben diversa e il feudatario ha cibo pregiato e pane in abbondanza.
In epoca medievale, il sistema più diffuso per macinare il grano è quello del popolo romano, con i mulini ad acqua: il mulino è tutelato con norme molto severe e poiché risulta estremamente costoso costruirne uno, tutti coloro che lo utilizzano devono pagare una tassa.
Il mugnaio è obbligato a pesare sempre il grano prima di macinarlo, per restituire al proprietario la giusta quantità di farina, mentre il suo lavoro viene ripagato in natura, con un compenso in farina.
Si può diventare fornaio soltanto dopo aver compiuto un lungo tirocinio come garzone. E dopo aver trascorso il periodo da tirocinante, il garzone giura davanti alle autorità cittadine di cuocere pane a sufficienza e soprattutto di non barare sulla qualità e quantità del pane.
L’abitudine di consegnare il pane a domicilio è nata proprio nel Medioevo; il garzone lo consegna ai clienti dentro una gerla.
Il fornaio percepisce i pagamenti dai contadini una volta al mese, ogni acquisto, infatti, viene registrato su una tavoletta di legno, che serve come “libretto” per le spese.
Il fornaio è tenuto a preparare e a consegnare pane ben cotto, pena un’ammenda in denaro.
Il consumatore è tutelato: se il fornaio non cuoce bene il pane, deve rifare l’intera infornata ed è obbligato a risarcire i clienti.
Successivamente, nel corso dei secoli XVII e XVIII vi sono lunghi periodi di carestia: il pane e la farina sono razionati e durante i periodi più critici e difficili sono divulgati alcuni trattati in cui si consiglia alla popolazione di sostituire la farina con altre sostanze vegetali come la farina di ghiande e di lupidol, le foglie di olmo; tutto ciò non è sufficiente a sfamare la gente e quindi è necessario ben altro.
In particolare, in Italia il grano viene sostituito dal mais e i contadini iniziano a nutrirsi di polenta e rape, che grattugiano e mescolano con la farina di segale, che serve a preparare un pane più povero.
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